10 settembre 2017 - Filippo Tuzio

Con l'arrivo di Irma, il potentissimo uragano americano che ha portato distruzione e morte in America Centrale (Cuba e Florida), ritornano le curiosità legate agli uragani, alla loro matrice e alla possibilità che questi possano verificarsi nelle nostre zone. Tale curiosità, poi, viene alimentata da alcuni "giornalai" che annunciano l'arrivo di un uragano Mediterraneo proprio sull'Italia, pronto a colpire la penisola tra il 9 ed l'11 Settembre 2017. Urge dunque fare un po' di chiarezza.

Partiamo dal definire cos'è un uragano: il suo nome significa etimologicamente "Dio del male", denominazione che rappresenta bene da devastazione che porta nelle aree dell'emisfero boreale sulle coste delle zone sopra citate, ovvero dell'America Centrale Atlantica. E' infatti proprio questa la zona più colpita al mondo dagli uragani proprio perché si trova a pochi gradi a settentrione dei Tropici in corrispondenza dei grandi Oceani.

Gli uragani sono delle depressioni atmosferiche (ovvero delle basse pressioni, come tante ne si vedono sull'Italia ogni anno) che però hanno la possibilità di alimentarsi tramite l'energia che accumulano con la condensazione del vapore acqueo.

Il primo protagonista che innesca queste superpotenze meteorologiche, dunque, è proprio il mare che con il calore accumulato durante l'estate (temperature marine alte intorno ai 25°C-26°C tendono a rendere instabile l'aria sovrastante provocando scambi verticali di calore ed umidità) crea il primo presupposto per la formazione dell'uragano. 

Il secondo step lo compie la forza di Coriolis che, semplificando, è la forza causata dalla rotazione della terra che forza la rotazione dei venti in senso antiorario nell'emisfero boreale e orario nell'emisfero australe. Questa forza non permette un trasferimento verticale lineare dell'aria a quote diverse, ma forza un trasferimento verticale rotatorio. Tale movimento, è evidente, è un presupposto fondamentale.

Tuttavia questi due primi passi, non bastano affinché l'uragano prenda vita. Infatti serve anche un moto divergente che dall'alto "aspiri" l'aria in risalita (di quel movimento rotatorio di cui parlavamo prima) ed inoltre è necessario un processo di "maturazione" che porti queste masse d'aria, queste forze e questi moti a prendere energia dal calore del mare.

Il motivo per cui un uragano non potrà interessare il Mediterraneo è che nel nostro piccolo bacino, il mare non è mai abbastanza caldo quanto può esserlo l'Oceano, ma soprattutto non c'è lo spazio fisico necessario affinché un uragano possa svilupparsi.

Esiste tuttavia una scala di uragani che va dalla semplice depressione tropicale all'uragano forza 5

Depressione Tropicale, possibile nel nostro mare ma non può essere chiamata Tropicale poiché avverrebbe nel Mediterraneo. Raggiunge i 70km/h e porta piogge moderate.

Tempesta Tropicale, anche questa possibile ma più rara nel nostro male (come Tempesta Mediterranea). Raggiunge venti compresi tra 70km/h e 130km/h con accumuli precipitativi consistenti.

Uragano Categoria 1, la pressione scende fino a 980hPa ed i venti raggiungono i 150km/h. Anche se tali valori di pressione sono stati raggiunti nel nostro mare, come detto precedentemente, non vi sono i presupposti affinché tali depressioni mediterranee vengano classificate come uragani

Uragano Categoria 2, la pressione scende fino a 965hPa con venti fino a 170km/h e la marea tende a innalzarsi fino a 2 metri

Uragano Categoria 3, la pressione scende fino a 945hPa con venti devastanti fino a 210km/h. La marea tende a innalzarsi fino a 3 metri

Uragano Categoria 4, la pressione scende fino a 930hPa con venti fino a 260km/h. Danni a case e abitazioni, alberi totalmente sradicati e innalzamento della marea fino a 5 metri

Uragano Categoria 5, la pressione scende fin sotto i 920hPa con venti che toccano o superano i 300km/h. Possibile crollo di edifici, danni considerevoli ad alberi e tetti. Innalzamento della marea oltre i 5 metri